IL NOSTRO TEMPO


LA PERFEZIONE



Nessuno sa grazie a quale miracolo Lorenzo, ragazzaccio maldestro ed un po' strabico, s'era cambiato crescendo in un professionista di successo, considerato da tutti. Molto furbo era anche sgobbone, diligente ed informato su tutto.

Aveva un intuito non comune e tendeva a raggiungere, in qualsiasi campo ed in ogni suo interesse, il risultato più elevato, il massimo.

Con altre parole, cercava di conseguire la perfezione in tutto.

Sia pure con impegno e fatica inimmaginabile, vi riusciva spesso, quasi sempre.

Lavorava di giorno, di notte ed anche nei giorni festivi. Non si concedeva pause. Era instancabile, ambizioso, perfezionista. Non conosceva svaghi o distrazioni, vedeva di rado pochi amici e ancor più di rado la vecchia madre.

Non aveva una sua famiglia e la sua vita era fatta soltanto di lavoro.

Ripeteva mentalmente, muovendo appena le labbra per abitudine, massime e citazioni sulla perfezione, da lui storpiate per memorizzarle agevolmente: ben ascoltare e ben rispondere é la massima perfezione che può conseguirsi nelle conversazioni; la verità é il fondamento e la ragione della perfezione; l'uomo può ideare una perfezione superiore a quanto può acquisire con l'esperienza; la misteriosa perfezione del Signore si manifesta nell'elargire ad alcuni tutto e ad altri nulla; l'estate perfetta ed immobile è distrutta dal vento autunnale; quel giovane indossava con naturale eleganza un abito tagliato e cucito alla perfezione; la perfezione è l'esistenza identica all'essenza; ad alcuni è dato di lavorare alla propria perfezione morale; nulla in questo mondo rimane perfetto per più d'un fuggevole momento; l'uomo è fra gli esseri mortali il più perfetto; la perfezione non è di questo mondo ed altre ancora che gli piacevano tanto, ch'erano il suo Credo.

L'affermazione e il successo di Lorenzo crescevano di giorno in giorno ma egli non era soddisfatto. Voleva raggiungere obiettivi e mete più stimolanti e gratificanti.

Incontrò l'influente politico di razza che, infine, gli propose d'occuparsi del salvataggio di quella Casa Padronale Centrale, da anni traballante e senza valida guida, invasa dai tarli dell'anarchia e della discordia, ingovernabile, oggetto di appetiti indescrivibili. Quella Casa era stata letteralmente occupata da losche figure, con vera predisposizione a delinquere.
Lorenzo, senza pensarci troppo e senza molti dubbi, accettò con entusiasmo e con visibile convinzione, sicuro che anche questa volta sarebbe andata bene, anzi alla perfezione, come sempre per lui.Si mise subito all'opera, come al solito, senza risparmio d'energie sue o dei suoi collaboratori, ai quali imponeva ritmi da schiavi moderni.

Con tale metodo stancava tutti, creava casini, demotivava invece d'invogliare e molti erano già con la bava alla bocca.
Cercò, tuttavia, di capire e di dar soluzione ai problemi; s'informò, sentì e parlò con dirigenti,impiegati e addetti vari.
Le riunioni, all'alba e in ore serali o notturne, si susseguivano a ritmi serrati senza che da queste sortissero soluzioni concrete per la vita di quella singolare Casa.

Lorenzo sviluppò strategie ed approvò programmi che avrebbero dovuto sanare la posizione debitoria e successivamente produrre utili.

Molti, tanti in quell'ambiente ma anche fuori di quella Casa non capirono, rimasero increduli, aspettarono risultati che non arrivarono mai. Continuò tagliando rami secchi, liquidando attività ritenute secondarie, improduttive o non convenienti.
Diede impulso a nuove attività e riorganizzò la rete distributiva nei vari paesi, sostituì dirigenti e addetti.

Pose in essere tutte quelle misure che, in base al suo convincimento, avrebbero riportato la normalità in quella Casa con piena soddisfazione in tutti.

Una vera rivoluzione! Le sue decisioni e il suo operato non apparivano convincenti e non furono condivise; fu criticato e osteggiato. Tutti gli si rivoltarono contro quando fu chiaro che quella Casa andava alla deriva.

Lorenzo andò avanti deciso, senza curarsi di critiche e oppositori.

Il clima divenne insostenibile; ognuno andava per conto proprio e tutti lo schizzavano come se fosse appestato.
Anche il politico di razza lo mollò, l'abbandonò al suo destino.

Lo ignorò completamente e finse addirittura di non conoscerlo, in una importante riunione, quando gli fu chiaro quale errore aveva commesso con quella scelta.

Lorenzo si comportò per qualche giorno come se nulla fosse, secondo il noto stile la pioggia mi bagna e il vento m'asciuga.
Raggiunse anche in questa situazione la perfezione!

Poi, improvvisamente, si rese irreperibile, sparì letteralmente e perfettamente.

Aveva con sè, si disse, un bottino di decine di miliardi, sottratti alla Casa con operazioni finanziarie tanto geniali quanto truffaldine e disoneste.

Aveva lavorato alla sua perfezione morale! Quella Casa ormai era destinata ad una squallida e rapida fine.

Di Lorenzo nessuno seppe più nulla. Sembrava come se fosse stato inghiottito dalla terra. Inutili le meticolose ricerche della polizia di diversi paesi.

Qualcuno pensò che si fosse suicidato o che, comunque, fosse morto.

Molte famiglie si trovarono senza prospettive e molti senza lavoro. La vecchia madre non volle mai credere che suo figlio fosse morto e intuì che Lorenzo, in quel lontano paese asiatico, viveva felice, come un principe.

Il suo indirizzo non fu mai noto ad alcuno, nemmeno a quel politico di razza con il quale aveva diviso il bottino e che l'aveva aiutato a fuggire.

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