IL NOSTRO TEMPO
IL PROFESSORE D'ARTE MODERNA
Non sapendo come giustificare in quell'ambiente la presenza di questo alto, serio e scurissimo africano, decise, senza pensarci e senza informarlo preventivamente, di rivolgersi a lui come al professore e farlo passare per tale.
In albergo, nei ristoranti, nei diversi luoghi visitati e nei vari incontri lo si chiamava professore, dandogli, ovviamente, del lei.
Erano, invece, soci e amici fraterni e si davano del tu, com'è ovvio e logico.
Nessuno, tranne una sola volta, si domandò in che materia o disciplina fosse professore; quella volta si rispose: professore d'arte moderna.
Materia, in genere, poco conosciuta e con poche probabilità, quindi, che il professore venisse messo alla prova. Infatti, chi aveva domandato fu soddisfatto e non aprì più bocca, non toccò più quel tasto.
Quando si fu soli, l'amico africano, rassicurato e sostanzialmente contento della trovata, che aveva funzionato perfettamente, domandò: com'è che t'è venuto in mente di chiamarmi professore. Non si sapeva che cosa rispondergli e non si disse nulla.
Si pensò, invece, di conoscere almeno un pochino il prossimo e, pur in parte, la psicologia generale.
Nessuno ha tempo o voglia di fare il minimo sforzo per formarsi proprie opinioni o per capire, per approfondire e si finisce per credere a tutto quanto ci viene propinato, con qualsiasi mezzo.
Ognuno sembra avere rinunciato, per di più, a pensare con il proprio cervello ed in maniera autonoma.
Televisione, pubblicità e giornali tendono sempre più a far radicare tesi, idee e convincimenti che diventano presto patrimonio comune, le conoscenze di tutti; congiuntamente contribuiscono ad atrofizzare o a far morire quel rimasuglio d'individualità o di positiva originalità di pensiero che, al contrario, dovrebbe caratterizzare la personalità d'ognuno di noi.
Ciò anche per restare, pur in piccola parte, liberi di pensare con il proprio cervello.
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