STAGIONE DELLA VITA


MAURICIO 




Simpatico, comunicativo e vivace, ben vestito e poco più di quattro anni. Si aggirava, nella saletta d'attesa dell'aeroporto di Lima, con fare contrariato ed ogni tanto piangeva; era con una signora anziana, la nonna, discreta e con un modo di fare da persona istruita ed a modo.

Per il ritardo nella partenza e per il prolungarsi dell'attesa furono offerte bevande e panini. Il bambino si servì e nonna e nipotino si sedettero casualmente vicino a noi.

Si apprese dalla nonna che Mauricio stava per raggiungere i genitori che vivevano e lavoravano a Roma; non disse e non chiedemmo altro.

Il bambino aveva la tipica busta-trasparente, con dentro i documenti, che gli pendeva sul petto. La nonna disse, senza farsi sentire da Mauricio, ch'egli non sapeva ancora che avrebbe fatto il viaggio da solo.

Le suggerimmo di informarlo, convinti che dirgli la verità sarebbe stato meno scioccante per il bambino.

Seguì il consiglio. Infine, entrammo nella cabina dell'aereo e chiedemmo che Mauricio potesse sedersi fra me e la mia amica.

Il personale di bordo fece sedere il bambino, come richiesto, fra noi due e, poi, letteralmente sparì per tutta la durata del viaggio.

La nonna, autorizzata a salire brevemente sull'aereo, raggiunse il nipotino, lo salutò con visibile ma controllata commozione e andò via poco prima del decollo per consentire al bambino di distrarsi, incuriosirsi e dimenticarla.

Mauricio sembrava essersi calmato e abituarsi a quanto ora stava accadendogli.

La mia amica con fare materno lo aiutò a mangiare; Mauricio fu contentissimo del cibo e di come gli venne servito; io gli parlai e cercai di raccontargli qualcosa (come facevo molti anni prima con la figlia) ma non sempre il bambino comprendeva la pessima pronuncia della sua lingua; poi dormì un po'. Avrei voluto togliergli le scarpette, belle e nuove, di cui sicuramente era orgoglioso, ma non volle; dormì con le scarpe, la testa e buona parte del corpo sul grembo dell'amica, i piedini e le gambette, in parte, su di me.

Scattammo delle foto a Mauricio, per poterlo ricordare e per dargliene alcune.

Dalla mia amica si lasciò docilmente accompagnare, più volte, alla toilette e sostanzialmente il bambino rimase tranquillo.

Ero abbastanza scontento che il personale di bordo non si fosse occupato, nemmeno per un solo attimo, del piccolo viaggiatore.

Non mi sembrava vero o possibile ma non dissi nulla, temendo che una mia presa di posizione avrebbe comunque disturbato il viaggio di Mauricio.

Il paragone con le attenzioni che molte compagnie riservano ai bambini, accuditi con premure maggiori di quelle rivolte agli adulti, non poteva essere azzardato in questo caso.

C'era una differenza abissale.

Il viaggio sembrò lungo; non provai a chiudere occhio; in fondo, ci sentivamo responsabili per quel bambino e io mi interrogavo preoccupato anche per la nuova esistenza che stava per iniziare nel Bel Paese. 

Mentre dormiva, ci chiedevamo se avessimo potuto rivederlo dopo, dargli le foto scattate e, comunque, sapere come stava e forse conoscere i suoi genitori.

Può sembrare un'esagerazione ma si voleva già bene a Mauricio e gli si vuole bene tuttora.

All'improvviso, iniziarono le manovre di atterraggio e ci si occupò ancora di Mauricio, gli si allacciò la cintura e si preparò il suo bagaglio a mano.

Lo si accompagnò ancora in bagno e il pargoletto ritornò perfetto, elegante, ben pettinato e in ordine.

Gli occhi a mandorla, vivissimi e neri, i capelli lisci d'ebano, tagliati dritti sulla fronte gli coprivano quasi le sopracciglia; il viso era chiaro e fresco. 

Un bel bambino, intelligente e fortunato.

Come una furia, venne una hostess, la prima a vedersi in tutto il viaggio, lo prelevò in modo deciso e brusco e lo portò via; doveva consegnarlo ai genitori - disse - che lo attendevano già in un'apposita saletta.

Non facemmo in tempo a chiedere il cognome e l'indirizzo di Mauricio; dopo, non ci fu dato. Successivamente si chiesero notizie alla compagnia e al Consolato; non ha funzionato. Tutto si è concluso con la durata del viaggio. Di lui non abbiamo saputo più nulla. Si augura a Mauricio una vita piena di significato e di scopi; la più bella ch'io sappia immaginare.

 

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Marcus