STAGIONE DELLA VITA


MARCUS 




Si diede un gran daffare quella domenica pomeriggio nella sua piccola ma dinamica galleria periferica Bossen; presentava artisti ai visitatori, intratteneva un po' tutti, offriva da bere, distribuiva cataloghi, cercava di vendere qualcosa.

Sollecitato dal giovane gallerista, lo raggiunse nel primo pomeriggio; aveva esposto anche alcuni suoi lavori in quella collettiva.

Al pittore piaceva incontrarlo, di tanto in tanto, e gli era congeniale l'atmosfera della galleria, molto particolare, con una vitalità discreta, frequentata da veri intenditori.

Quella domenica conobbe tante persone e con alcune parlò di pittura, della vita, delle sue esperienze.

Un signore, con a fianco un ragazzo molto giovane - il figlio immaginò - si avvicinò al pittore e gli fece domande sui simboli, ricorrenti nei suoi quadri; l'altro rispose con semplicità e schiettezza; disse quello che pensava in poche parole.

Poi, l'artista si sentì fissato intensamente e si girò verso il ragazzo cui, fino ad allora, non aveva prestato attenzione, concentrato nella conversazione.

Vide due grandi occhi azzurri, quasi due fari luminosi, diretti verso il suo volto; intuì che quel ragazzo aveva ascoltato e registrato ogni parola.

Era timido; il padre gli venne in aiuto; disse che si chiamava Marcus e confessò ch'era entusiasta, letteralmente affascinato da quei quadri; era rapito da quello che riusciva a leggervi, da quello che questi gli comunicavano.

Il pittore fece alcune domande e comprese che aveva una sensibilità non comune e conoscenze sull'arte contemporanea; parlava da adulto, non sembrava più ragazzo ora.

L'artista era sorpreso e contento che ad una persona così giovane, interessata all'arte, piacessero i suoi quadri; gli diede catalogo e alcune riproduzioni.

L'apprezzamento sincero da parte del ragazzo fu motivo di soddisfazione anche per il pittore; all'uomo del domani è, infatti e forse soprattutto, destinato il suo messaggio.

Lesse, diversi anni dopo quell'incontro da Bossen nella periferica galleria berlinese, la seguente riflessione di Brodskij che nel contenuto è sicuro d'aver,istintivamente, saputo da sempre, pur senza bisogno di ripeterla in termini espliciti e con esatte parole: un bambino è sempre, prima di tutto, un esteta: reagisce alle apparenze, alle superfici, alle linee, alle forme.

Si aggiunge al bambino anche il giovane ragazzo berlinese, sempre più convinti che ciò sia vero per bambini e ragazzi e, comunque, per persone giovani di qualsivoglia età anagrafica e libere da idee erronee o preconcette .


 

torna all'indice

La prima bambina bionda della vita