CRITICA



Su Angelo Navetta sono stati  pubblicati numerosi articoli, saggi e note critiche, interviste in più lingue e da diversi autori, taluni molto conosciuti; quasi tutti sono riusciti a cogliere aspetti essenziali della vicenda pittorica di Angelo. Si riportano,di seguito, estratti  o parti integrali di tali articoli .               

       Solo al secondo sguardo.

I colori splendono e brillano, sono forti e si pongono in primo piano;solo al secondo  sguardo si comprende bene e diventa evidente il fatto che il pittore  congiunge con sicurezza  i piani colorati l’uno con l’altro, ovvero li separa nettamente, tecnica che nasconde un calcolo estremamente cosciente  dell’uso dei colori, dietro l’impressione ( apparente) di spontaneità. ….I lavori di Angelo Navetta meritano attenzione”……

 Estratto da un articolo del novembre 1983 di Francois Burkhardt (Direttore del CCI, Centro di Creazione Industriale al Centro Pompidou di Parigi, già Direttore  del Centro Internazionale del Design di Berlino).  

                                                          Il gusto del bello.

 L’abbondanza  e l’intensità dei colori, unite alla scelta di soggetti  inusuali, ricco di simbolismi, una sorta di magica alchimia  che avvince lo spettatore. Molto significative, a questo proposito, sono le A, iniziali del suo nome di battesimo con cui è solito firmare semplicemente i suoi lavori, che ne sono letteralmente tappezzati, innescando un curioso ed avvincente effetto domino, quasi un disegno nel disegno.…. . Ma ciò che caratterizza principalmente  le creazioni  dell’artista , siciliano di nascita e cosmopolita  d’adozione, è l’imprevedibile vulcanicità della sua indole, in cui l’energia si fonde con la dolcezza, la pungente ironia con la stima per i più meritevoli, l’intelligenza spiccatissima con il gusto del bello…..”

Giusi Parisi, Palermo  Aprile 2000

 

                                                 Angelo Navetta Pittore.

“ La ricerca di una vita per dare corpo all’istinto che anima l’esperienza profonda  di una sensibilità inquieta, alla rivelazione del potere della  emozione e sottrarlo al controllo della realtà. Il senso della costanza di questa dinamica dominante che ha portato Angelo all’aspirazione  mai definitivamente raggiunta dell’armonia.

Da cercare al di là della vita di un’alta professionalità e di successo come senso, forza di dare comunicabilità al profondo, all’anima nel riappropriarsi dell’anima del mondo.

La pittura, l’arte, nutrite di questa vasta esperienza di vita, la scrittura; la pittura che si fa scrittura, che s’espande oltre il limite di una tensione che è sensazione, nella impossibile perfezione del respiro dell’assoluto, al cui ritmo è così faticoso adeguare il nostro. L’arte è liberazione, è riuscire ad assecondare gli slanci dell’immaginazione che stabilisce il contatto con l’altra realtà che è mistero del mondo e segreto della nostra anima.

E’ il filo d’acqua che percorre sotterraneo l’esistenza goccia che si fa fiume e mare come nella meditazione zen e la riflessione che ha accompagnato i suoi anni in India, quando si agita in noi il nume dell’origine; la luce abbacinante che la connota della sua Sicilia e un orizzonte infinito accoglie emozioni di un’infanzia ed esperienze di altre stagioni della vita.

Delle tante tecniche e materie  cercate, all’improvviso un gesto immediato, spontaneo, è quasi colore materia, impronta e calco di corpo vissuto, che si ripiega fino a dare forma aperta all’essenza, che oltre all’apparenza compie un suo percorso in armonia di presenze; di noi e del mondo, in questo livello nuovo di comunicazioni: scoperta di linguaggio che include quanto è ancora occulto, mistero nella ricerca di regole che ne reclamano permanentemente la realtà.

Si rivela quando l’emozione sale e muove la mano a seguire lo sguardo e il respiro si fa pesante, un aspetto determinante la personalità di Angelo, l’ironia, che pone argine alla curiosità; sospinge alla meditazione , a considerare l’altrove, la cui assenza è motivo di sofferenza e inquietudine, segno di “non luogo” da rimuovere come origine e dimora.

La pittura come forma dell’immagine, l’ immagine dell’anima, è forma della trascendenza, essenza e semplicità di icona, colore che nella sua dinamica brucia la materialità in luce e scopre la geometria che è spazio dell’anima, dimensione della totalità, né ogni apparizione, dal più banale oggetto della quotidianità al folgorante  transito di astio.

Poi apre la mano che ha tracciato il percorso di luce per decifrare nelle sue linee il destino che racchiude ed è ancora mistero di presenza, di mano e di fiore, di mano e di “cosa”, che occupa lo spazio della quotidianità; [dipinto ] di segno o più di colore”Visione col rosso”, guida la mano lungo il percorso della vita e della ricerca : è la consapevolezza espressa nel racconto “ La prima bambina bionda della vita” dove l’autobiografia  si anima nel gioco Eliotiano delle “corrispondenze oggettive”, “le sincronie” tra esperienze e i luoghi, gli incontri, le occasioni che all’improvviso si illuminano e appaiono nella luce trascendentale, nella loro verità. Dove il colore è limite all’immateriale, alla perdita dei sensi.

Non sorprende l’inquietudine della ricerca di Angelo ; l’interrogazione e il confronto con poetiche e tendenze; la sperimentazione costante di materiali e tecniche; dal pennello alla fotografia, dalla fotografia al computer, nella sfida dell’intelligenza e della cultura in un orizzonte ampissimo di esperienze di Oriente e Occidente, nel vissuto all’origine della sua Sicilia, luogo di incontro di civiltà, a dare forma al mistero; alla relazione tra origine e civiltà, tra società e uomo, tra esistenza e totalità che anima la sua ricerca .

Prof. Elio Mercuri, Roma  Settembre 2006

 Navetta : l'antischema dell'immagine pensiero

Personaggio di sicuro spessore , ha svolto anche un ruolo significativo come esperto di rapporti commerciali con l'estero nel processo di internazionalizzazione ed ha soggiornato a lungo in Costa d'Avorio , in Germania e in India .

Del resto il suo caldo interesse per le arti visive è remoto nel tempo : risale agli anni della fanciullezza ed oggi si può affermare , sulla scorta delle esperienze maturate e degli inconfondibili approdi , che egli , a dispetto della operatività corrente che lo pone in una posizione di spicco nell'intricato panorama del pubblico e del privato pragmatismo , e' anzitutto pittore, e di quelli che contano , perché  avvertono ancora , in un ' epoca di dissipazione , di massificazione , di mascherature e di velleitarie volgarità , la responsabilità del mestiere ; e su tale imperativa esigenza inducono la complessa ragnatela dei contenuti ,l'irrecusabile flusso dei sentimenti e del pensiero.

E' il "rappel à l'ordre " propugnato in Francia , subito dopo il primo conflitto mondiale , contro le spericolate avanguardie del primo novecento , da Dunoyer de Segonzac e da altri grandi realisti e, nel secondo dopoguerra da Brianchon e, qui da noi, da Sciltian , dai fratelli Bueno e da quanti per "reale" intesero - ed e' concetto estetico indeformabile - la figurazione comunque dialogante , anche indirizzata al visionario , al simbolico , al metafisico sulla base di una forma esistente.

E angelo Navetta ha dato prova , pur  vocato com'e' , con istintivo ardore , alla simbologia esoterica e agli itinerari speculativi in genere di non inseguire fantasmi e di tentare le vie del sovrasenso - vorrei dire, perchè no?, dell'assoluto - per vestigia e per similitudines.

Con la citazione di queste due tappe dell'ascesa di Bonaventura di Bagnoregio dall'effimero al permanente voglio significare che per l'artista vero e' legittimo , anzi essenziale , servirsi di tutte le vesti epifaniche, l'infinito diorama degli aspetti, delle luci, dei "segni"  dell'esistere , per avventurarsi verso l'oltrefrontiera e soddisfare la propria ansia genealogica .
La pittura e l'opera grafica di Angelo (cosi' firma l'artista i propri lavori ) dall'olio all' acrilico alla puntasecca all'acquaforte - acquatinta , restano fedele alle fonti genetiche del figurare , ci si presenta del tutto estranea al teorema e al capriccio.

Eppure , se l'artista insiste sulla mano-simbolo o sul cerchio simbolo - l'una e l' altro emblemi urgenti di allusivo vigore in More art , o singolarmente protagonisti , come medianica entità , in il totem della fantasia , in problematica esistenziale o in musica dei tre cerchi (quest'acrilico del dicembre 2000, e' una aggressiva stupenda sintesi del sortilegio che spesso investe l'emozione creativa) - egli e' immerso, senza dubbio , in un patèin suscitato parallelamente dal turbamento esistenziale e dalle logoranti escursioni dell'intelletto .

Ma il colloquio , infine e' aperto ; anche in virtù di uno scrupulo tenace di filologia espressiva .

Il racconto visivo di  Angelo Navetta dunque , pur impegnato in un forte allegorismo, che sottende la pienezza e la drammaticità del consenso , offre connotazioni certe - un corpo ignudo , un volto , una corolla , il disco solare - che , senza mai scadere nella prigione dell'arte mimesi che limita la prima estetica platoniana , restituisce al dipingere , al disegnare , all'incidere tutta la dignità di una omologazione superiore , non usurata , nei confronti della natura.

Ed e' logico allora che si giustifichino , ad un tempo come messaggio e come concreta proiezione del vissuto , le opere dell'artista siciliano.

La loro dialettica interna e' , in un diverso proporsi , la stessa che si avverte nel dualismo vita morte, bene-male di Masson ; o nella vita che scaturisce, inattesa dalle visioni "inerti" di un Arp ; o nell'infinito cielo o negli abissi marini di Tanguy ; o ancora nell'universo segnico di Miro' popolato di mistero .
Nel corso di una conversazione il pittore mi diceva di ritenere necessario che l'arte fosse portata "in mezzo alla gente ": di tanto maggior rilievo , finalisticamente , mi sembra tale proposito , quanto più  convergono , nella conclusiva messa a punto dell'immagine , motivazioni etiche ed estetiche simbioticamente abbinate.

Si pensi alla serie delle mani (una mano e un fiore , L'addio, le mani che si sovrappongono con incorporea levità  sì da configurarsi come una grande farfalla, Abbracciando il sole, una puntasecca e acquaforte di aristocratica impaginazione e così via ): è chiaro il senso che scavalca l'assetto fenomenico delle spoglie , l'assunzione di una simbologia afferente la ricerca dell'equilibrio e della pace interiore, beni inestimabili che la cosidetta società civile avvelena , subordinandoli ai feticci di un moderno umanesimo , illusorio e velleitario.

Altro suggerimento d'ordine morale e' dato del cerchio , che ricorre con illuminate frequenza nella produzione di Angelo Navetta.

Ora è l’illuminata allegoria di Silenzio eloquente, dove la linea curva e concentrica e la relativa articolazione di cromia , prendendo in prestito il nome che nel 1914 l 'inglese Windham Lewis diede al proprio movimento , giustificherebbero con più chiara proprietà la definizione  di un moderno "vorticismo": ora , come nel citato dipinto Musica dei tre cerchi , è l'implicante ambiguo compendio dell’inesorabilità del vivere.

Ma il cerchio , che si conclude nella sua geometrica finitezza , assume  anche il carattere di una sfida e di una certezza fideistica.

Con il Foscolo del VI libro dell' io il Navetta , artista che pensa , potrebbe affermare :" Sia bene o male la vita , vero è che io vivo", dilatando nell'avvenire ma riscattato e ribenedetto nel miracolo del fare arte , il dolore che e' connaturato con l'uomo totale.

Elaborare contenuti non vuol dire però accantonare l'accennato presupposto della qualità . Per ogni creatore autentico il problema della dosatura linguistica e' sollecitazione primaria inderogabile . Che vediamo tradotta , con spontanea inventiva e compiutezza evocativa , sulla copertina illustrata de "Il Sommelier italiano " del febbraio - marzo 1999. La mano , i volti delle 2 figure , le bottiglie e i bicchieri in cui insiste la presenza misteriosa  di un cerchi rosso pubblicizzano alla grande , attraverso coordinate intellettuali più o meno fruibili con un idea di mercato.

Ma in questo quadro , titolato Il vino e l'amore , domina ancora una volta l'ambizione di realizzare una figurazione piuttosto inedita , valida nella sua orditura compositiva e nel suo contesto cromatico .

Lo stesso discorso può  farsi per l'olio su tela La follia come elogio : un immensa testa dagli occhi stralunati e foranti , coronata da una chioma a fitte sfere di plastica consistenza (ancora l'orfismo della circolarità!) , impostata sulla distesa illimite delle spalle , territorio dell' empiria e inizio  di labirinto ; e in primo piano il fiore carnoso , sbocciato come una gloriosa provocazione a guisa di pigna immatura , non in verde ma in rosabianco .

E qui mi vien fatto di ricordare , per analogia di indicazione tematica, la nota opera di un grande umanista del Cinquencento , Erasmo da Rotterdam: L'elogio della pazzia.

Si deve concludere che Angelo Navetta , qualsiasi cosa realizzi, la tecnica mista "A come volo" su carta di riso giapponese, o l'innesto scultoreo di parallelepipedi colorati in emozioni , e' operatore di ottima razza , che guarda lontano , ben oltre la fortuità dell'apparire.

Renato Civello, Roma 2001   

……………………………………………………………………………..

  Bellezza suggestiva della pittura di Angelo Navetta.

La bellezza suggestiva della sua pittura, quella di Angelo, è  limpida espressione di creatività estetica , di genuina armonia interiore  e di fiduciosa speranza nei valori più belli della vita:amore, amicizia, libertà, pace, fratellanza.

I suoi dipinti, caratterizzati dalla luminosità dei colori e dalla delicatezza delle immagini e delle forme, riescono davvero a coinvolgere emotivamente e a comunicare accanto alla gioia e alla serenità del suo cuore la solarità  e la magia della nostra Sicilia.

  Originali il motivo delle mani ,  simbolo dell’arte perché, come scrive Leonardo da Vinci nel  Trattato della pittura, un vero pittore ciò che è nell’universo per essenza, presenza o immaginazione, esso lo ha prima nella mente, e poi nelle mani, e quelle sono di tanta eccellenza, che in pari tempo generano una proporzionata armonia in un solo sguardo qual fanno le cose.

 E’  pienamente condivisibile il suo nobile bisogno di comunicare con gli altri attraverso la  pittura; in fondo, il vero artista è chi sa visualizzare il paesaggio dei propri sentimenti e renderne gli altri partecipi.

 E’ ciò è, del resto, testimoniato dal largo consenso di critica e di pubblico che accompagna le sue mostre, e non solo in Italia.

D’altra parte, come scrive F. Nietzsche, se l’arte è soprattutto il mezzo per comunicare ad altri ciò che noi stessi abbiamo vissuto, ogni opera d’arte contraddice a se stessa se non può farsi comprendere.

In un’epoca come la nostra , in cui regnano odio e violenza di ogni genere, la pittura può essere senz’altro un canto alla vita e tutti dovrebbero poterne fruire immergendosi negli spazi infiniti creati dai pittori, lasciandosi cullare dall’armonia del loro mondo ineffabile e meraviglioso, capace di ritrarre immagini,sentimenti e sensazioni, di stupire e di suscitare intensi palpiti di commossa ammirazione.

Rivelatore è pure il linguaggio chiaro e trasparente dei suoi scalpitanti  pennelli, che sanno esprimere, insieme e con i suoi principi morali, il desiderio di regalare al mondo il profumo dei fiori , la bellezza dell’infinito, le meraviglie della vita, emozioni che le mani sembra vogliano imprimere sulla tela quasi a conferma della sua gioia di vivere e del suo amore per il bello………………………….

  Da un articolo di Ignazio Navarra e Maddalena Di Bartolo,

 Castellammare del G. (TP), 2007   

  

LE CONFERME DI ANGELO NAVETTA

 

Angelo Navetta è uomo poliedrico e dinamico, un inquieto artista che dopo avere viaggiato per il mondo e fatto esperienze di ogni genere, affida, adesso, ai sogni l’utopia della rigenerazione. Lo fa con animo sgombro dal peso dei musei, con la libertà di un fanciullo che, finalmente fuori dalle pastoie e dalle regole, può dare sfogo alla sua ribellione. Anche la ribellione, però, non diventa mai offesa alla memoria o desiderio di distruzione. E’ una sorta di invito a cercare nei meandri della nuova dimensione umana e culturale per trarne una briciola di novità.

E la sua novità consiste nell’essenzialità di forme e di colori che sembrano affacciarsi sul bianco della tela con innocenza e subito diventare ossessione di un principio, di una promessa.

Nella pittura di questo rinascimentale girovago c’è sempre stata una impostazione sottilmente polemica e sociale. Ma ha evitato il grido e il rumore, per giungere alle sponde di una visione sempre più elementare, proprio come accadde a un certo punto della storia della pittura recente che ebbe bisogno, con De Chirico, con Picasso, e poi con la pop art di spogliare il linguaggio di tutti gli orpelli accumulati nel tempo e arrivare all’essenziale.

Ecco, credo che questa innocenza di dettato sia la sintesi di un percorso che adesso dà frutti vigorosi e sempre più rilevanti, tanto è vero che ormai Navetta viene invitato ovunque per esibire i suoi approdi.

Ovviamente certi risultati non arrivano per miracolo; Navetta è uomo di lettere, scrive versi e narrativa ed è sempre coinvolto in prima persona nelle battaglie estetiche e ciò gli ha permesso di saper distinguere all’interno dei movimenti per fermarsi poi là dove cuore e intelletto lo hanno portato.

Artista, dunque, a tutto tondo, e acceso di continuo da un entusiasmo che non sa frenare e che è la sua arma vincente assieme alla passione e alla capacità di saper cogliere i fermenti del mondo odierno.

 

Dante Maffìa

 

 

 

  
A come volo

 

 

 


sito ottimizzato
800x600