MORIRE O VIVERE


MORTE DI UN VIAGGIATORE 



I1 dottor Francobollo incontrò per caso, all'Ufficio Migrazioni Temporanee, cui pure lui s'era rivolto per necessità precedenti il viaggio, il Cremonese. Data e volo della partenza dei due coincidevano; anche Francobollo andava, pur per altri scopi, nel paese lontano.

Conosceva poco, superficialmente il Cremonese; non gli era simpatico o antipatico. Non aveva rapporti di lavoro o di altra natura con lui.

I due si salutavano cordialmente e da lontano, quelle rare volte che si incontravano nell'Edificio.

Francobollo notò qualche tempo prima che il Cremonese posteggiava la sua auto, di grossa cilindrata seppur vecchio modello, in un posteggio ad altri riservato.

Tanta sicurezza in lui fece riflettere, insospettì.

La vigilia della partenza, al dottor Francobollo fu comunicato a casa che il compagno di viaggio della sorte, il Cremonese, avrebbe modificato l'ora della partenza e che, comunque, sarebbe arrivato due ore prima a destinazione.

A sua volta, Francobollo fece informare chi, all'arrivo, avrebbe dovuto riceverlo, per evitare eventuali lamentele o problemi, considerata la posizione del Cremonese.

Sull'aereo, dopo il decollo e con meraviglia di Francobollo, gli venne incontro il Cremonese per salutarlo, e dirgli che, infine, era riuscito a partire come originariamente previsto; non comprese, conoscendo le loro organizzazioni, quegli annunciati e non realizzati cambiamenti; qualcosa non era convincente. Non sembrò sincero o spontaneo; poi si lasciarono, viaggiando in classi diverse, Francobollo nell'economica.

Si rincontrarono per ritirare i bagagli e, nell'attesa, conversarono; il compagno di viaggio della sorte disse un po' di lui, della sua famiglia, ch'era già stato nel paese dove s'era appena arrivati già una ventina d'anni prima; fece capire ch'era interessato alle donne - anche in questo caso, non sembrò spontaneo, convincente - ed altre poche cose.

Benché non apparisse elegante, si notava la sua camicia, la sua giacca e ci si rese conto che si trattava di capi costosi, non tipici per commessi viaggiatori pur del suo livello. Non si capì, nemmeno stavolta! Nel viaggio dall'aeroporto all'albergo - presumendosi fossero state prenotate per i due camere nel medesimo albergo - Cremonese disse a chi guidava qualcosa che Francobollo non volle capire e che, comunque, non sembrava vera, corretta.Finse distrazione. Non disse una sola parola. Ma, dentro di lui, Francobollo lo disprezzò.

Decise di non commentare, nemmeno dopo, l'asserzione del viaggiatore con chi li aveva ricevuti all'aeroporto e che li conduceva in città.

Cremonese si sistemò come previsto; Francobollo scese in altro albergo, nelle vicinanze, non avendo trovato una camera libera nell'albergo del viaggiatore selezionato dalla sorte.

I due si diedero un elastico appuntamento nell'albergo del Cremonese per quello stesso pomeriggio, attorno alle ore 14,00 per fare un giretto; macchina ed autista, infatti, erano disponibili per lui e quindi avrebbe potuto approfittarne anche l'altro.

Una volta in albergo, stanco, in attesa di conferme telefoniche per incontri richiesti, memore dell'infelice esternazione, Francobollo decise di riposare, di non incontrare il viaggiatore e di non fare alcun giretto.

Si dimenticò quasi di lui; il giorno successivo, completato il lavoro, disse all'interprete di lasciarlo nella Sede periferica, edificio con ingresso comune anche per l'albergo dove alloggiava il viaggiatore e per la parte adibita ad uffici.

Visto ch'era lì, che non gli costava fatica, chiese all'addetta dell'albergo di metterlo in contatto telefonico con il Cremonese; lei fu evasiva, impacciata o comica e, con la scusa della lingua e delle regole dell'albergo, non fece comprendere alcunché; Francobollo non potè comunicare con Cremonese che, comunque, non sembrava risultare fra gli ospiti.

Decise di lasciare un messaggio, due parole di convenevoli ed un saluto; giusto per cortesia, per contraccambiare ed anche con un pochino d'ipocrisia.

Quindi il dottor Francobollo prese l'ascensore per andare al piano della Sede periferica, tranquillo, più che indifferente quasi contento di non aver trovato il compagno di viaggio della sorte.

Apprese subito, dall'Economo di quell'Ufficio, che il Cremonese era stato assassinato attorno alle 13,00 del giorno precedente, lo stesso del loro arrivo.

Era ritornato, dopo vent'anni, nel paese lontano per realizzare il suo destino. Per un solo istante, tutto sembrò senza logica, senza senso, oscuro.

Francobollo ebbe un attimo di smarrimento e timore. Comprese che nulla è casuale e tutto ha un senso.

Poi, disse a se stesso e a chi era con lui di andare avanti secondo il programma e di non farsi deviare dall'accaduto.

Forse, il viaggiatore avrebbe modificato il suo Destino e sarebbe ancora in vita, pensò Francobollo, se avesse tenuta per sè quell'inutile ed infelice esternazione.

Forse, avrebbe dovuto veramente modificare il programma del suo viaggio e cambiare il volo, pensò, come qualcosa gli suggeriva istintivamente.

Ma, ormai, era troppo tardi!

La polizia locale sentì tutti; gli appunti presi sembravano disegni ordinati, quasi artistici. Le pagine riempite in quella scrittura erano proprio belle.

L'interprete, una piacente ragazza bruna dell'Italia Centrale, era bravissima, professionale, asettica; piaceva; aveva studiato a Venezia.

Traduceva bene, si intuiva, con scrupolo e diligenza badando a precise parole, che dovevano essere equivalenti nel significato vero ad altre parole di quella lingua, senza attribuire importanza o farsi distrarre dalla gravità dei fatti, nel caso specifico dall'efferato omicidio (dozzine di pugnalate, vari colpi di pistola).

Un omicidio, una partita di patate contestata, un'automobile rubata, una macchina per produrre chiodi non pagata, uno stupro, il furto di una scatoletta di carne in un supermercato per fame o qualsiasi altra cosa, per lei era lo stesso.

Era senza emozioni.

L'interprete lavorava da ore, era stanca ed aveva fame.

Chiese dei panini che le portarono dopo pochi minuti e che lei divorò con vero, irrefrenabile appetito mentre traduceva i più minuti dettagli della vicenda o le varie minuziose domande dell'efficiente, intelligente capo della polizia locale.
Perché fu ucciso il viaggiatore? Chi volle la sua morte? Sulla vicenda, dopo le prime notizie di cronaca, spesso non proprio esatte, cadde il silenzio.

Non morì per questione di donne o di uomini, nel senso di prostitute o prostituti.

C'è stato dell'altro; ma che cosa? Era collegato a qualche organizzazione? Mistero, fra i tanti, destinato a rimanere tale.

Almeno per ora.


 

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lilly