UN AMORE VISCERALE


L' INGANNO



Ad un mediocre insegnante seguì, l'anno successivo, una brava professoressa di greco, colta, intelligente, entusiasta della materia e dell'insegnamento.

Madre di tre bambini ma ancora giovane, bella, fine e delicata; aperta e pronta a dialogare con gli studenti.

Non accadeva di frequente in quella scuola.

Lo studente l'aveva conosciuta privatamente in casa di amici dei genitori ed il rapporto instaurato, fin dall'inizio, era stato di cordialità, di simpatia reciproca pur con la differenza dei ruoli.

Pensava a questa donna tantissimo e per un po' se n'era innamorato.

Al giovane studente piaceva poco studiare a quel tempo e ancor meno imparare la traduzione di testi classici che trovava noiosi, fuori dai veri suoi interessi d'allora. Preferiva sognare con altre letture.

Non voleva, tuttavia, deludere l'insegnante e pensò ad una strategia per darle l'impressione d'aver studiato e per prendere un voto vicino o superiore alla sufficienza.

All'interrogazione - già programmata - andò con un testo con traduzione a fronte che, per caso, aveva trovato in libreria e subito comprato.

Per un po' l'insegnante non si accorse (o finse di non accorgersi) di nulla; poi, nel cambiare pagina, lo studente perse il segno, saltò alcune righe e tradusse una parte non ancora letta; l'insegnante scoprì il tranello, e il brillante e diligente studente si beccò un bel due, per la verità del tutto immeritato perché meritava zero.

In realtà non aveva aperto il libro, non avevo studiato affatto e dunque uno zero sarebbe andato benissimo.

Si era al primo trimestre; da quel momento, cordialità e simpatia dell'insegnante e, forse, qualcos'altro si tramutarono in gelo assoluto, neutralità quasi ostile. Ghiaccio.

Alla fine dell'anno scolastico, modificato radicalmente l'atteggiamento verso lo studio, il giovanotto prese una scarsa sufficienza, ampiamente meritata.

Prevale il ricordo della persona che ha fatto capire, al momento giusto, al giovane impostore l'inutilità del ricorso a tranelli, all'intrallazzo e all'inganno -che comunque non fanno parte del suo quadro esistenziale -, mezzucci molto diffusi, sembrerebbe, anche in talune categorie del pubblico impiego.

 

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