CURIOSITA'


GHIACCIO E NON ACQUA


Non annota più i sogni; non ne fa nemmeno ad occhi aperti. Se, come si sostiene, é obbligato per tutti sognare, Stefano non li ricorda mai e, pertanto, non può più usare carta e penna per fissare ogni pur minimo particolare e parlare poi con l'analista, cercando di comprenderne il messaggio.

Un tempo, non c'è da meravigliarsi, faceva esattamente così, più o meno tutti i giorni; gli piaceva e l'aiutava a capire se stesso, la vita.

Ora non sogna, non annota alcunché, l'analista è andata via, comprende sempre meno la vita, la sua e quella di altri, e della sua personalità, di se stesso, ignora tutto; e dubita ci sia qualcosa da dover conoscere, sapere o capire.

Se qualcuno ora, il che non pensa possa accadere, gli domandasse: chi sei?, potrebbe rispondere solo in due modi: non so ovvero sono fantasma.

Quel lontano giorno, svegliatosi strano come sempre, scrisse sul quaderno per l'analista il sogno della grande sete.
Si trovava in aperta, arida campagna in preda ad insolita e grande sete.

Cercava l'acqua dappertutto, avidamente; non riusciva a trovarla. Di acqua nemmeno l'ombra o la più sbiadita fotografia.
La gola era sempre più secca, la sete lo bruciava, lo faceva star male.

Si ricordò quanto aveva appreso da bambino: scavando ad un certo punto vien fuori comunque acqua. Ciò si verificava puntualmente nelle vicinanze del mare o, in taluni luoghi, anche in campagna.

Mancando di qualsiasi attrezzo, cominciò a scavare con le mani un buco in quell'arida terra.

Scavava da ore come un forsennato, con forza e rabbia, incurante del dolore alle dita sanguinanti e della sete che lo distruggeva: nemmeno un filino o una goccia d'acqua!

Le energie stavano per abbandonarlo e, in un attimo di lucidità, si rese conto che doveva trovar l'acqua necessariamente o sarebbe morto.

Doveva insistere, scavare ancora, più in profondità, con rinnovata energia, con tutta quella che restava.

All'improvviso uscì fuori dal buco un qualcosa di biancastro in parte ricoperto di terra, era un enorme pezzo di ghiaccio; duro e solido come pietra ma nessuna goccia d'acqua.

Quel ghiaccio non poteva calmare in quello stato e in quell'istante la sua sete!Poi, si svegliò affannato ma non più assetato. Era solo strano, come sempre.

L'energia, eccessiva, sproporzionata o inefficacemente impiegata in relazione agli scopi che si vogliono raggiungere, produce effetti o risultati indesiderati, spesso opposti o, comunque, diversi da quelli voluti.

L'analista e l'analizzato convennero che il sogno voleva dire proprio questo. Sarebbe stato sufficiente ricordarsi del proverbio il troppo storpia e si sarebbe potuto fare a meno del sogno, dell'analista, delle sedute, del quaderno per le annotazioni, dei quattrini pagati per ogni seduta e dello stesso analizzato!

In verità quel proverbio non è noto a tutti e, meno che mai, lo era al paziente e all'analista di quegli anni.

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